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giovedì 2 febbraio 2017

U Nòm (il nome di Bolano)

02:57:00
Storia o leggenda, Mario Grossi l’ha raccontata cosi. E’ interessante sapere che il famoso glottologo Gerhard Rohlfs (citato da Wikipedia) ha approfondito i suoi studi sul dialetto proprio,nella casa di Mario Grossi a Bolano, lasciato importanti documenti nel nostro archivio storico e ottenuto dal sindaco Pesalovo la cittadinanza onoraria.
Bolano è un toponimo di origine romana, può essere gentilizio quanto cognome. Come gentilizio è attestato da alcune epigrafi, in alcune collegato al gentilizio Vettius.
La gens Vettia, già insigne ai tempi di Augusto,continuò ad avere notevole importanza fino al più tardo impero.Vettio Bolano, di cui parla Stazio, avrebbe tenuto in pugno l’Armenia e la Persia. Tacito lo ricorda come governatore della Britannia.
Un altro Bolano è menzionato da Orazio nella satira che comincia: “
Ibam forte via sacra
Con lo stesso nome è noto un console dell’epoca di Traiano, e testimonianze del “  cognomem Bolanum” si ritrovano anche in Cicerone
Anche gli autori del “Thesaurus linguae latinae”,rilevano come i Bolani fossero “cumVettis aliqua affinitate coniuncti”
A Bolano, in un vecchio mulino, venne trovata, nel 1875, una lapide dedicata dal marito ad una giovane Vettia Afrodisia,il nome mostrerebbe che la donna era di origine servile, ma appartenente alla gens Vettia, “da cui ebbe con la libertà anche il nome”( Sanguinetti)
Il suo ritrovamento è importante, poiché documenta a Bolano, in epoca romana, l’esistenza di un ramo della gens Vettia e chiarire quindi la connessione tra i nomi di Vezzano e Bolano e il gentilizio Vettius e Vettius Bolanus
Questa lapide, assai pregevole, è conservata presso il museo civico della Spezia.


Vèziu Bulàn gi'àva purtà pr'er mòndu                 Vezio Bolano aveva portato per il mondo,
cun i sé òmi l'aquilia rumana,                              con i suoi uomini, le aquile romane
e gi àva cumbatù da zima a fòndu                        e aveva combattuto da cima a fondo
gi' Armeni, i Frigi e la naziòn britana                   gli armeni, i frigi e la nazione britannica
E g'era pasà sovr' ar pù prufòndu                          ed era passato sopra al più profondo
mar d' giazu d' mostri e d' buriana                         mare di ghiaccio, di mostri e di tempeste
pr'arivàr' fin a Tule, furibòndu                              per arrivare fino all’Islanda (per il mondo classico 
ch'la n'ghe fuse na tèra pù luntana.                        era considerata l’ultima terra)
L'era la sé na famigia marcà                                  furibondo ché non ci fosse una terra più lontana
en Roma tra la mei zéntia ch'la gh'éra                   La sua era una famiglia nobile
fin dai témpi di' tempi pù luntàn.                           Tra la gente migliore che c’era a Roma
E pròpriu g'è surti' da quèla cà                              fino dai tempi più lontani
d' signòri e d' grand'omi d' guèra                          E’ uscito proprio da quel casato
u nòm' der paes' d' BULAN'.                                Di signori e di grandi uomini di guerra
                                                                              il nome del paese di Bolano.

giovedì 5 gennaio 2017

I Liguri Apuan' , la nostra storia in dialetto

14:07:00



Pròpiu 'n te Viara nd'la gh'era la cà
d' Pietrantò cun i pianèi 'n séntu
e bòchi a costri e rivia arsulecià
i Liguri Apuan, en bèr muméntu,
fin' dai témpi d'la pù antiga età,
gi'aven arauzà su 'n baracamentu,
Chi sarai stà cum' dir' na sé zità,

a l'acqua, au sol', a la granzelia, ar vendu.


Proprio in Viara ove c’era la casa
di Pietrantò con i campi incolti
e spine a cespugli e rive assolate
i Liguri Apuani, un bel momento, 
fino dai tempi della più antica età,
avevano alzato un baraccamento,
che sarebbe come a dire una loro città, 
all’acqua, al sole, alla grandine e al vento

Ar' riciamu d'en fisciu 'n zima ai monti,
d'apiatà, i curpiven i furesti
cun' di muci d' sasi bèi e pronti,
chi laseven sghigiar zu pr la rampia.

Al richiamo di un fischioo i forestieri con, 
nascosti in cima ai monti, colpivano i forestieri 
 con mucchi di sassi approntati 
che la lasciavano scivolare giù per le rampe. 

Pò a stralanzi e a rudlon' gi'andeven lèsti
a fnir d'acupar cun la sé lancia.

Poi a salti e rotoloni andavano lesti 
a finirli con le loro lance.

Bèbiu e Curneliu, consuli ruman,
gi'àn sfurminà pù pèzu d'la tmpesta
pianèi e cà di Liguri Apuan
pr stanargi dar fondu d'la furesta.
Ma 'nveza d'acupargi cum' di can
i t'gh'àn butà tanti sesterzi a tèsta,
quarch'onza d'orzu e quarh'onza d' gran.

Bebio e Cornelio, consoli romani, 
distrussero, peggio della tempesta, 
distrussero le terre coltivate e le case dei Liguri 
per stanarli dal fonde della foresta; 
ma, invece d’ammazzarli come cani, 
gli hanno ammanniti con tanti sesterzi, 
qualche oncia d’orzo e qualche oncia di grano.

Pò i gi'àn spinti, amucià cum tantia bestia,
'n tanti grupsèi, a zéntu a zéntu,
cun donia, fanti e cun i sé strefugi
pr'andar' a desaudar piania luntana
dla tèra arsulegià d' Bnevéntu.
D' dlà gi'andran' pò senza pù sutrfugi
pr'er mondu 'nsen' a l'aquilia rumana.

Poi li hanno spinti, ammucchiati come tante bestie, 
in tanti gruppetti, a cento a cento, 
con donne, bimbi coi loro misurabili indumenti, 
per andare a dissodare piane lontane 
della terra soleggiata di Benevento.
Di là andranno senza più sotterfugi 
per il mondo, assieme alle aquile romane.

Nel 180 A.C., i Consoli Publio Cornelio Cetego e Marco Bebio Tanfilo - come racconta Tito Livio - iniziarono la deportazione dei Liguri nel Sannio, complessivamente stimata in poco meno di 50.000 unità.
Fedeli coloni sostituirono i Liguri nei loro territori mentre questi daranno vita a due distinti stanziamenti, detti dei Liguri Bebiani e dei Liguri Corneliani dai nomi dei consoli vincitori e che – vista la mala sorte – finirono con l’integrarsi nell’Impero Romano.
La più antica documentazione di vita del nostro territorio che attesta la presenza dei Liguri Apuani è il ritrovamento di una tipica tomba ligure ad incinerazione scoperta nel 1882 in Viara, località di Bolano, durante gli scavi per l’impianto di un vigneto, nella terra di tal Cesare Grossi.


Nuovo appuntamento a Febbraio con il “Proverbio del mese” e una nuova pagina di storia

L'immagine è tratta da un fumetto di Emanuele Tonini  

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